Cenni storici
Nell’estate del 1956, dieci fra scienziati e matematici si riunirono al Dartmouth College nel New Hampshire per creare una nuova tipologia di assistente informatico che il professor John McCarthy decise di chiamare intelligenza artificiale. In accordo con il programma originario su cui si basava il progetto di ricerca, McCarthy e gli altri partecipanti provenienti da Harvard, Bell Labs e IBM, dichiararono di voler esplorare le possibilità di programmare macchine che sapessero usare il linguaggio umano e risolvere problemi reali migliorando la produttività. Partiva ufficialmente una sfida che da li a qualche decennio avrebbe cambiato il mondo. Ci sarebbero voluti ancora molti anni prima che gli obiettivi prefissati da quel gruppo di ricerca venissero raggiunti, ma il laboratorio estivo diretto dal professor McCarthy ebbe il merito di lanciare la prima bozza di Intelligenza Artificiale (AI). Sessant’anni dopo, scienziati cognitivi, analisti di dati, progettisti di UX e innumerevoli altre figure professionali stanno lavorando ancora al progetto inaugurato da quegli scienziati pionieri. Grazie a questa straordinaria invenzione, le aziende possono compiere progressi fino a pochi anni fa impensabili nei settori relativi alla cyber-security o al marketing. Bisogna solo capire dove conviene concentrarsi e in quale campo cogliere i frutti di questa ricerca.
Cos’è l’intelligenza artificiale?
Per capire a pieno cosa sia l’intelligenza artificiale e necessario pensare ad essa come a una versione delle normali abilita cognitive umane alimentate da una macchina. Queste macchine hanno la capacita di interagire con gli esseri umani in una maniera che appare sempre più naturale e, proprio come gli umani, riescono a cogliere il senso di concetti complessi, estraendo da questi informazioni cruciali. L’intelligenza artificiale può capire, imparare, interpretare e ragionare esattamente come facciamo noi. La differenza e che l’intelligenza artificiale può fare tutte queste cose molto più rapidamente rispetto a quanto sia possibile agli esseri umani, facendo proprio un numero di concetti infinitamente più ampio.
L’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati
Nell’era dei big data, abbiamo la sempre più impellente necessita di estrarre quantità enormi di informazioni. E gli esseri umani non possono più farlo da soli. Questo e quanto affermato da Mark Simpson, vicepresidente della gestione delle offerte presso IBM Watson Marketing, che aggiunge: l’intelligenza artificiale ha la capacita di creare esperienze digitali più ricche e personalizzate per i consumatori e soddisfare le aspettative sempre più elevate dei brand. E giunto il momento di sfruttare al massimo queste opportunità. Le possibilità delle aziende di ampliare il proprio bacino d’utenza grazie all’intelligenza artificiale sembrano non avere limiti. Nel settore dell’assistenza sanitaria, gli informatici stanno usando l’AI per analizzare i dati dei pazienti, spiegare i risultati delle ricerche effettuate in laboratorio e supportare i medici impegnati nelle stesse. Nel settore della sicurezza online, l’AI aiuta le aziende a rilevare potenziali minacce in tempo reale, tra cui software dannosi e virus. Gli operatori di marketing, invece, possono utilizzare l’intelligenza artificiale per sintetizzare i dati in loro possesso e identificare il pubblico di riferimento di ogni azienda, oltre che per ottenere informazioni dettagliate circa le prestazioni delle proprie strategie e campagne pubblicitarie. In tal modo, i professionisti del marketing digitale hanno la possibilità di diventare più creativi nella realizzazione delle loro campagne e più precisi nell’attuazione e nella diffusione delle stesse.
Il marketing al tempo dell’AI
Ma c’e qualcos’altro in cui l’intelligenza artificiale risulta particolarmente utile, ovvero nel miglioramento dei rapporti tra aziende e consumatori. Anche durante i primi test effettuati, l’AI ha aiutato le aziende a capire meglio tali dinamiche, afferma Brian Solis, consulente di marketing e autore e principale analista di Altimeter, il gruppo di analisti digitali che opera per il marchio Prophet. Negli ultimi cinquant’anni, afferma Solis, i progressi tecnologici come la tecnologia vocale, gli assistenti automatici, gli assistenti virtuali e i siti Web hanno creato un abisso tra le aziende e il coinvolgimento dei clienti, in quanto hanno lavorato esclusivamente alla moltiplicazione dei punti di contatto per i consumatori. Tuttavia, oggigiorno l’intelligenza artificiale ha il potenziale per colmare questa lacuna. Aiutando i marketer a raccogliere dati, a identificare nuovi segmenti di mercato redditizi e a creare un sistema di analisi di marketing più uniforme, l’AI può migliorare la personalizzazione delle offerte e delle informazioni dedicate a ciascun cliente secondo modalità che prima non esistevano. L’uso dei dati relativi ai clienti, derivati da fonti come siti Web e social media, permette alle aziende di creare messaggi più pertinenti alle attuali esigenze dei consumatori. L’intelligenza artificiale può offrire un’esperienza pubblicitaria più personalizzata ad ogni utente, modellare il percorso del cliente, influenzare le sue decisioni d’acquisto e sviluppare una maggior fedeltà nei confronti del marchio.
Nuove possibilità nel marketing
IBM Watson Marketing sta realizzando una piattaforma in grado di sfruttare tutto quello che l’intelligenza artificiale ha da offrire. Prodotti come Customer Experience Analytics consentono ai marketer di visualizzare il percorso del cliente e identificare in anticipo le aree in cui i consumatori potrebbero confluire. Le aziende ottengono una visione più completa del percorso effettuato dall’utente, con la possibilità di ottimizzarlo al fine di migliorare il coinvolgimento dei clienti e i tassi di conversione. Secondo TechNavio, società di ricerca attiva nel settore del marketing, il mercato dell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti dovrebbe crescere a ritmi superiori al 50% annuo fino al 2021. Nel suo rapporto intitolato “2017 Artificial Intelligence: The Next Digital Frontier?” il McKinsey Global Institute invitava le aziende a non ritardare la rivoluzione delle loro ricerche digitali e a renderle più performanti grazie a un uso corretto dell’intelligenza artificiale. A tal proposito, Solis aggiunge che le aziende sono le sole che capiscano veramente come usare l’intelligenza artificiale in modi nuovi, allo scopo di creare un vantaggio competitivo che prima non esisteva. Siamo entrati nell’era dell’apprendimento 2.0 e, sotto la guida umana, l’AI sta finalmente raggiungendo il suo vero potenziale. Oggi, la tecnologia che McCarthy e i suoi colleghi sognavano di creare nel lontano 1956, sta prendendo forma grazie alle piattaforme AI come Watson Marketing. E giunto il momento di sfruttare a pieno il potere dell’intelligenza artificiale e mettersi al lavoro per garantire il successo a tutte le aziende che hanno deciso di investire in questo settore.