Keyword secche: il passato della SEO?
Anche se ancora oggi è facile trovare chi basa la strategia del proprio brand solo sulle keyword secche, posizionarsi grazie a questa pratica non porta sempre dei risultati. O forse è meglio dire che non ne regala più a chi non vuole fare informazione. Analizzando le serp generiche, per esempio in caso di termini non specifici come ‘ricetta’ per i siti di ristorazione oppure ‘morbo di Chron’ per i portali medici, si possono notare alcuni interessanti dettagli:
- Wikipedia appare (quasi) sempre fra i primi 3 risultati
- Gli articoli sono basici, ovvero non approfondiscono i vari aspetti della keyword secca
- Chi ha più Trust (autorevolezza) riceve un miglior posizionamento, a prescindere dalla nicchia di utenti a cui ci si rivolge
- In fondo alla pagina è presente il box ‘Le persone chiedono anche’
- Non solo articoli: possono essere presenti anche video, immagini, prodotti
Se il tuo obbiettivo sono le vendite, posizionarti in questo tipo di SERP non ti porterà da nessuna parte. E anche se potresti raggiungere, in modo più o meno semplice, una delle prime posizioni, dovrai mettere in preventivo la possibilità di non ricevere un miglioramento del traffico. Soprattutto se hai a che fare con una keyword secca che ha un volume di ricerca piuttosto basso. Per conoscere i volumi di ricerca, puoi usare il Keyword Planner di Google Ads oppure qualsiasi altro tool che prevede questo tipo di analisi. Puoi usare sia strumento a pagamento sia gratuiti.
Le aspettative dell’utente vengono soddisfatte?
Puntare tutto su chiavi secche così generiche, permette di rivolgersi ad una tipologia di utente piuttosto acerba: colui/colei che è all’inizio della propria ricerca e che in tempo record rivolgerà un’altra ‘domanda’ a Google, entrando sempre più nello specifico dell’argomento scelto. Il risultato? Il navigatore se ne andrà subito dal tuo sito, cercherà informazioni dettagliate altrove, su siti che possano rispondere alle sue esigenze.
Come posizionarsi con le keyword secche e query informative
Se il tuo obbiettivo rimane comunque posizionarti su Google con una keyword secca, l’operazione da compiere è abbastanza semplice.
Analizza le prime due pagine della SERP
Studia chi si trova in prima pagina e poi passa alla seconda. Noterai che si tratta di pagine e articoli che hanno il solo intento di informare il navigatore, non prevedono call to action e non vanno oltre la spiegazione di base dell’argomento.
Com’è strutturata la pagina dei competitors?
Competere con chi ha già ottenuto le prime posizioni in SERP è semplice, se conosci la struttura della pagina dei siti che hanno ottenuto un posizionamento con le keyword secche e query informative. Analizzando i risultati, noterai subito che gli articoli ad aver ottenuto una posizione di vantaggio da Google sono molto semplici, lunghi e semplici da leggere. L’autore potrebbe essere addirittura uno specialista del settore. In alternativa, nel testo sono presenti richiami a fonti autorevoli.
Fai link building
Una delle strategie SEO più diffusa riguarda la link building, ovvero una campagna che miri a raccogliere link che colleghino la tua pagina a quella di altri siti autorevoli. Come fare? Rendere il più accattivante possibile il contenuto, magari inserendo delle migliorie rispetto ai competitors, come infografiche, video, gif e altro ancora.
Nel cuore delle query informative
Secondo il consulente SEO Marco Pini, è visibile agli occhi di tutti che nell’ultimo decennio Google stia cercando sempre di più di diventare un raccoglitore di risposte. L’analisi delle SERP diventa quindi centrale per rispondere alle richieste degli utenti, soprattutto alla luce del Google Fred Update del marzo del 2017.
Se hai un semplice sito di notizie oppure un portale di tutorial o ancora un sito sportivo, ti ritroverai a prendere in grande considerazione le query informative. La necessità del navigatore nel tuo caso è di conoscere, ottenere delle risposte immediate, approfondire un argomento.
A volte però un utente non cerca solo una semplice informazione, ma punta all’acquisto finale. Per esempio, alcuni utenti potrebbero cercare ‘le scarpe migliori per correre’ con l’obbiettivo di acquistarne un paio. Va da sè che Google terrà in considerazione l’intento di ricerca di questi particolari navigatori e offrirà contenuti misti. Ovvero che non si fermano solo al puro approfondimento di un termine, ma che prevedono anche una vendita. Per questo diventa sempre più importante l’analisi del Search Intent: per posizionarsi con keyword secche e query informative bisogna mettersi nei panni del navigatore. Così si potranno intuire quali sono le motivazioni che lo spingono a fare una richiesta informativa al motore di ricerca.